L’università dell’Insubria ha raccolto il maggior numero di attestati di merito, la delegazione era composta da studenti selezionati attraverso un bando promosso dal Centro di ricerca Religioni, Diritto e Economie nello Spazio Mediterraneo (REDESM), diretto dal prof. Ferrari e istituito presso il Dipartimento di Diritto, Economia e Culture dell’Insubria.
Cinque i premiati: Martina Visconti di Giurisprudenza sede di Como IV anno, Federico Forgione di Giurisprudenza sede di Varese V anno, Elena Palumbo di Scienze della Mediazione Interlinguistica e Interculturale III anno, Giulia Cattaneo di Mediazione II anno, Lia Venini di Mediazione II anno.
I Model United Nations sono simulazioni dei lavori dell’assemblea delle Nazioni Unite, una sorta di palestra per apprendere come gestire i lavori delle commissioni, interpretare i ruoli dei delegati, rispettare le regole del dibattito formale, confrontarsi con temi di politica internazionale. Quest’anno, nella seconda edizione del SIMUN, gli argomenti oggetto dei lavori sono stati: i diritti umani, il ruolo dell’educazione nella prevenzione degli estremismi, la gestione delle crisi internazionali come quella siriana, la parità di genere e la promozione del ruolo delle donne.
«Ci si misura con culture, logiche, prassi profondamente diverse – è stato il commento del gruppo di delegate impegnate nel topic “parità di genere” – la difficoltà è mediare tra ciò che per noi è inaccettabile come lo sfruttamento dei minori e le realtà contingenti di Paesi con sistemi giuridici e di welfare differenti».
Ad ogni studente è stata assegnata una nazione che ha dovuto impegnarsi a rappresentare, studiandone le politiche, approfondendone storia, cultura e legislazione. Gli interventi – in inglese – hanno tenuto conto della prospettiva di quella specifica nazione e si sono inseriti nel dibattito secondo le complesse regole delle assemblee ONU. L’esercizio, difficile, è stato quello di interpretare la posizione di quel Paese, in un prezioso gioco di ruolo che insegna a comprendere il punto di vista di altri, le tensioni che si generano, le possibilità di alleanze e tutto quel non scritto che non si impara ma si agisce.
Ma l’esperienza più significativa che i giovani mediatori hanno potuto raccogliere si è coagulata attorno ai momenti informali, quando si sono trovati esposti alla verifica degli stereotipi, in dialogo con coetanei di altri Paesi della fascia mediterranea. «L’incontro di diverse identità in un contesto di vita in comune e concreta ha rappresentato un’occasione di confronto e vicinanza, è quello lo spazio dove si riescono a riconoscere gli stessi problemi» è stato il commento del prof. Alessando Ferrari, con lui il prof. Antonio Angelucci e la prof.ssa Flavia Cortelezzi, vice direttore del REDESM.
Il Centro si propone di promuovere, sostenere e sviluppare la ricerca e lo scambio di esperienze e di progetti in materia di pluralismo religioso nell’area del Mediterraneo, con l’obiettivo di migliorare la reciproca conoscenza fra le diverse religioni, culture e società di un complesso contesto geopolitico. Il Centro, lo scorso ottobre, ha organizzato il convegno “Dichiarazione di Marrakech, religioni e cittadinanze plurali: riflessioni tra le due sponde del mediterraneo”, in quel contesto ha preso avvio il dialogo tra l’associazione I Ponti, costituita da donne italiane e straniere per la promozione dell’integrazione e presieduta dalla dott.ssa Noura Amzil. Una collaborazione generativa di idee e attività, tra queste la partecipazione dell’Università dell’Insubria al SIMUN.