Premio Internazionale di Letteratura Città di Como: proclamati i vincitori

Sabato 2 luglio nella splendida cornice di Villa Olmo sono stati proclamati i vincitori della terza edizione del Premio Internazionale di Letteratura Città di Como, a cui hanno presto parte più di 1750 autori provenienti da tutta Italia e dall’Europa e numerose case editrici di importanza nazionale (da Mondadori a Einaudi) superando così il primato delle scorse edizioni.

 

Mai come quest’anno la qualità delle opere è lievitata. Purtroppo un premio prevede anche delle esclusioni, a volte sofferte. Voglio tuttavia ricordare ai partecipanti che qualsiasi giudizio è sempre soggettivo e per chi scrive la magia è nel trasmettere emozioni o concetti. Se poi vengono i riconoscimenti meglio, altrimenti poco cambia”, ha commentato Giorgio Albonico, ideatore e organizzatore della manifestazione.

 

Anche quest’anno il Premio Città di Como ha offerto un riconoscimento speciale a una personalità che si è particolarmente distinta per la diffusione della cultura italiana negli ultimi due anni: la scelta è caduta sullo scrittore e scienziato Edoardo Boncinelli.

 

I VINCITORI

La sezione “Poesia edita è stata vinta da Alessandro Ceni con “Combattimento ininterrotto” (Effigie, 2015): una forza vorticosa e mortale anima queste pagine e le conduce nel centro del terremoto. Il paesaggio toscano – città o compagna – viene sfigurato e scagliato in una notte cosmica e turbolenta, in un uragano del mondo che è anche “uragano delle parole”, come scrive Ceni all’inizio del suo viaggio inaudito. Nulla viene risparmiato: maschi, femmine, bambini, auto, fiori, ospedali sono rovistati da uno sguardo impietoso e sterminatore che scova e fa risuonare il grido segreto e sotterraneo di ogni creatura. Ceni scrive qui il suo moderno De rerum natura con la stessa furia espressiva del suo grande antenato.

Premiati anche Mariangela Gualtieri che ne “Le giovani parole” (Einaudi, 2015) fa scaturire i suoi grandi archetipi dalle minime occasioni domestiche, con un movimento continuo dal basso all’alto, dal corpo al cosmo, e Luca Lanfredi con “Il tempo che si forma” (L’Arcolaio, 2015), un invito a meditare sul senso del tempo che mette in scena la realtà e la memoria, e i loro echi fonosimbolici, attraverso lampi, flash e apparizioni

A Lorenzo Babini il riconoscimento per l’opera prima “Santa ricchezza”. L’autore, giovane e delicato poeta romagnolo, conduce passo dopo passo in una città inquieta e notturna, tra lattine di coca-cola, ipermercati e visioni celesti e mostra l’inquietudine brulicante che ne percorre i sotterranei. È una città carica di tensioni e paure ma anche di incanti, dove si ha sempre l’impressione che, svoltato l’angolo, possiamo imbatterci nell’apparizione o nel miracolo, in qualcosa di sconosciuto, terribile, meraviglioso, che è poi il senso stesso dell’incontro, come luogo cruciale della scoperta di sé e del mondo.

 

La sezione dedicata alle “Videopoesie” è stata vinta da Barbara Bernardi con “Kairos”, un inno ai fondamenti della vita in cui la presenza umana – anche solo nello spazio relativo di un’opera d’arte – torna magicamente in armonia con il mondo.

 

Vincitore della sezione “Poesia inedita” è Damiano Scaramella con “Utero bianco”: il sentimento tragico della vita sublimato nel racconto di una parabola esistenziale, dall’alfa all’omega. Secondi Ivana Tanzi con “Autoritratto allo specchio”, poesia costantemente protesa fra cielo e terra che ribadisce l’attenzione per il dialogo tra corpo e anima e che affonda nel profondo la realtà facendone emergere misteri e simbolismi, e Novella Torre con “Raccolta di poesie inedite”, un intenso canzoniere d’amore che si incarna nel qui e ora di una passione fugace e preziosa come un attimo, nei suoi ritmi e nei suoi silenzi.

 

Lorenzo Marone con “La tristezza ha il sonno leggero” (Longanesi, 2016) è il vincitore della sezione “Narrativa”. Il libro racchiude una profonda riflessione del protagonista, che per la prima volta decide di passare in rassegna i momenti fondamentali della propria vita e di affrontarli a uno ad uno, con uno stile di scrittura pregevole, originale e appassionante.

Tra i premiati anche Valeria Montaldi   con “La randagia” (Piemme, 2016), storia che si costruisce attorno a due donne con molti caratteri in comune: i personaggi sono ben delineati e presentano caratteristiche peculiari che rimangono bene impresse; la Montaldi riesce a collegare perfettamente il passato con il presente, attraverso accenti narrativi fatti con descrizioni d’impatto capaci di creare un quadro avvincente tra storia e superstizione, realtà e mistero, e Pierluigi Panza con “L’inventore della dimenticanza” (Bompiani, 2014). Panza descrive la Germania del Seicento ma tenendo a mente la società contemporanea: nei temi che si intuiscono della gestione dei dati, della memoria collettiva e del diritto all’oblio dalle password e dagli infiniti codici, non è difficile leggere preoccupazioni molto attuali.

Per l’opera prima vincono ex aequo Mario Garofalo con “Alla fine di ogni cosa” (Frassinelli, 2016) – che descrive con perizia narrativa la vicenda di Johann Trollmann detto Rukeli, una grande storia di coraggio e di sport, profondamente legata alle vicende politiche del passato europeo – e Michele Mauri con “Salaì, l’altra metà di Leonardo” (Bellavite, 2015): tra indagine e affresco storico, un originale omaggio al genio vinciano che illumina senza tradirlo un lato ancora poco noto della sua avventura umana e artistica.

 

La sezione “Saggistica” è stata vinta da Chiara Bellini con “Nel paese delle nevi” (Einaudi, 2015). Nel libro, arricchito da un pregevolissimo apparato iconografico, l’autrice è riuscita a individuare linee di struttura facilmente riconoscibili nell’evoluzione della civiltà tibetana, e lo ha fatto con stile brillante, con capacità di sintesi, con garbo, tralasciando i facili effetti aneddotici e i luoghi comuni.

L’autrice, informazione dopo informazione, cerca di ricostruire un arazzo storico complesso, senza mai cadere nell’arroganza della definizione assoluta e alla fine piano piano compone un immagine molto complessa variegata, unica e diversa dall’immagine occidentale di questo paese come luogo per definizione del raccoglimento interiore e della introspezione.

Premiati anche Vincenzo Barone con “Albert Einstein. Il costruttore di universi” (Laterza, 2016) libro che unisce il racconto della vita del grande fisico all’esposizione delle sue idee nel campo della scienza, combinando stile narrativo, fedeltà storica e rigore di esposizione e il libro “Newton&co. Geni bastardi” (Carocci, 2015) di Andrea Frova e Mariapiera Marenzana che propongono un affresco delle vicende della scienza e degli scienziati negli anni – tra Seicento e Settecento – in cui la scienza viene sviluppata in Inghilterra: già nel titolo, quest’opera annuncia il racconto di «rivalità e dispute agli albori della fisica», e lo fa con il rigore della documentazione unito alla fluidità e all’arguzia dell’esposizione.

Per la saggistica è stata premiata come miglior opera primaGenerazione Rosarno” (Melampo, 2015) di Serena Uccello. ll volume racconta, grazie alla diretta partecipazione dell’autrice dentro una riuscita scuola gestita da una coraggiosa preside, le vite di ragazzi figli dei boss della ‘ndrangheta o dei collaboratori o dei testimoni di giustizia, che convivono coi figli delle vittime. Vite mostrate non più per tramite del solo terribile trascorso familiare, ma finalmente attraverso i loro sogni, le ansie e le speranze.

 

Vincitrice della sezione “Racconti” è Laura Basilico con “Un manoscritto da non sprecare”, un gioco erotico e letterario che mette a nudo i retroscena della filiera editoriale e, vestendosi di noir, si rivela insidioso per la protagonista.

Secondi classificati Bruna Franceschini con “Cattivi pensieri”, il racconto di un’infanzia che culmina in un episodio drammatico: una molestia custodita nel silenzio nel tentativo di farla scomparire viene infine confessata al termine di un brano nel quale, con precisione tagliente e infallibile capacità evocativa, l’autrice denuncia una galleria di personaggi che con la loro presenza formano (e deformano) la personalità della protagonista, e “Sono nata in un cortile” di Rosanna Pirovano cui va il merito di aver ricostruito in maniera minuziosa e libera le atmosfere della vita popolare in un grande cortile, pieno di gente, di famiglie e di lavori, ma soprattutto di personaggi assai vivaci. Al di sopra delle cose pratiche, pur colorate, vissute dalla gente aleggiano le emozioni, gli entusiasmi, le angosce, la felicità e il dolore che accompagnano la vita di questa comunità che è protagonista del racconto “Sono nata in un cortile”.

 

Tra gli “Under 30” ha vinto Camilla Ambrosoli con il volume “Con le mani e con il cuore. Antichi mestieri del lago di Como” (Editoriale Lariana, 2015), una ricerca rigorosa che valorizza la dignità del lavoro e mette in luce le radici identitarie di un territorio attraverso le sue più tipiche e antiche professionalità.

Premiati anche Silvia Montemurro con “Cercami nel vento” (Sperling & Kupfer, 2016) in cui riluce l’importanza nella vita della forza dell’amore vero che va oltre tante futilità e che ti sostiene nei momenti peggiori, e Giancarlo Picci con “Le figlie dello speziale” (Kurumuny, 2014), libro che riesce a prendere per mano il lettore riuscendo fin da subito ad accompagnarlo negli immensi scenari del paesaggio salentino, tra profumi di zenzero, semi di cacao, mentuccia selvatica e liquirizia, che pare quasi di goderne l’odore.

 

La sezione fotografica “Quando l’immagine racconta ed emoziona” è stata vinta da Francesco Ruffoni con “Un battito d’ali” sequenza di 8 immagini, impreziosite dalla scelta molto azzeccata del bianco/nero che, come in una narrazione scritta, evoca una storia di viaggio verso lidi ignoti. Al volo dei piccioni verso mete naturali fa da contrappunto il viso molto espressivo del protagonista che li cura e li fa volare, e il suo sguardo intenso sembra sublimare il senso di questo viaggio trasferendolo in un orizzonte aperto, attribuendogli un significato più profondo che solo le parole di un racconto potrebbero esprimere.

Secondi Tomaso Corengia con “Invecchiare insieme”, dove è riuscito a rappresentare, con 7 fotografia e l’aiuto del bianco e nero, una storia tra il cane e il suo padrone, una sequenza di immagini che trasmette un amore e una simbiosi tra i due, e Daniela Lupi che, nelle sue fotografie, racconta una storia di una ragazza rinchiusa in una stanza: le immagini trasmettono una voglia di evadere e la tristezza di questa ragazza, molto commoventi e molto forti grazie anche al colore che ha voluto dare alle immagini.

 

I vincitori sono stati selezionati da una giuria tecnica presieduta da Andrea Vitali e formata da Raffaella Castagnola, responsabile delle pagine culturali del Corriere del Ticino, dal poeta e critico Milo De Angelis, dallo scrittore e giornalista Emilio Magni, da Armando Massarenti, responsabile dell’inserto culturale domenicale de Il Sole 24 Ore, da Lorenzo Morandotti, responsabile delle pagine culturali del Corriere di Como, dal fotografo Carlo Pozzoni, dalla editor Laura Scarpelli e da Mario Schiani, responsabile delle pagine culturali del quotidiano La Provincia, affiancata da una nutrita selezione di lettori scelti che da inizio concorso hanno letto le opere.

Il Comitato d’Onore del Premio Città di Como 2016 è rappresentato dal magistrato e scrittore Giuseppe Battarino, da Giuseppe Colangelo, Pro Rettore dell’Università degli Studi dell’Insubria, da Mauro Frangi, Presidente della Fondazione Alessandro Volta di Como, dal poeta Giancarlo Majorino, da Barbara Minghetti, Presidente del Teatro Sociale di Como, da Corrado Passera, ministro comasco, e dal giornalista sportivo Bruno Pizzul.

 

LIBRO D’ORO

Tra le novità della terza edizione del Premio Città di Como il “Libro d’Oro dell’anno”, un libro ritenuto migliore, più amato, venduto e ricercato dai lettori e dal pubblicato nel 2015, selezionato dalle librerie del territorio insubrico.

La scelta è caduta su “Kruso” (Del Vecchio editore) di Lutz Seiler. Un romanzo avvincente e imprevedibile disegna un arco dall’estate del 1989 al presente, fino allo stupefacente epilogo a Copenhagen, nelle catacombe della polizia di Stato danese. Kruso è la storia di un’avventura, di una splendida amicizia e di una vita che cambia. Il primo romanzo in cui la “Svolta” è un pretesto per nutrire le infinite possibilità creative dell’immaginazione, in un inno alla poesia e alla narrazione.

Il riconoscimento rimarrà negli annali del Premio sotto forma di targa speciale.

 

La cerimonia di premiazione del Premio Città di Como è stata presenta da Clarissa Tami della Rsi –Radiotelevisione della Svizzera Italiana.

 

 

Il Premio Internazionale di Letteratura Città di Como è organizzato con il patrocinio di Regione Lombardia, Provincia di Como, Comune di Como, Comune di Erba, Camera di Commercio di Como, Università degli Studi dell’Insubria e in collaborazione con Parolario, Comolake.com, Espansione Tv, La Provincia di Como, AICC – Associazione Italiana di Cultura Classica, Città della Comunicazione, Partners Advertising & Web Addicted, Albergo Terminus Como, Hotel Metropole Suisse di Como, Sheraton Lake Como Hotel, Palace Hotel e Hotel Barchetta Excelsior.